La giacca S.O.T.A. un anno dopo
Ma come?? Direte voi… Un anno fa parlavamo di zaino in spalla ed ora l’attività si è talmente nobilitata da farsi in giacca e cravatta? Beh, non proprio, il fatto è che un altro anno è passato e con questo un po’ di attività radio dalle cime. Un anno di esperienze, di successi e fallimenti, di miglioramenti e messe a punto continue delle attrezzature. E quindi di cambiamenti .. tra cui il passaggio da zaino a giacca come vedremo nel seguito…..
Un’ottima opportunità di confronto è stato il 1° meeting SOTA tenutosi a fine giugno presso la ex base NATO di Monte Giogo, dove gli appassionati di radio e montagna hanno finalmente potuto incontrasi, conoscersi e scambiarsi idee, esperienze, sogni.
Vediamo punto per punto quali sono state le migliorie apportate al corredo in questo ultimo anno:
L’antenna HF: è rimasta sostanzialmente immutata nella sua struttura base ma decisamente migliorata nei dettagli. Alcuni interventi si sono resi necessari per aumentarne la robustezza durante il trasporto a spalla o legata allo zaino. Uno dei punti deboli è il fissaggio del filo smaltato della bobina al connettore PL ed alle prese intermedie. Cogli urti continui del trasporto, tali connessioni si sono rivelate fragili, con ripetute rotture. La causa del problema è duplice: le parti sono esposte ad urti e sono rigide, quindi poco “disposte” a subire stress meccanici.
La soluzione trovata, é robusta ed interviene su tutte e due le cause: protezione delle connessioni e flessibilità del filo.
Uno sguardo alle prossime foto racconta più di mille parole di descrizione:
Prima |
Poi: filo flessibile |
Alla fine: proteggo |
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Connessione PL |
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Connessioni prese intermedie |
Altro dettaglio migliorato è la qualità del filo del radiatore ora molto più flessibile grazie ad un’anima a molti capi ed a una guaina siliconica. Quando si opera a freddo, la differenza di sente e fa piacere avere fra le mani un cavo che si piega docilmente sotto le dita intirizzite dal freddo e dalla quota….
Il peso del radiatore è rimasto sostanzialmente invariato ed è ora di 540 g. E’ sicuramente ancora un punto sul quale lavorare… portarsi appresso 500g di canna per sostenerne 50 di filo ha un po’ dell’assurdo e qualche soluzione migliore deve pur esistere.. vedremo nel corso dell’inverno cosa riusciremo “ad inventare”…
Quest’anno ho decisamente aumentato l’altitudine media delle attivazioni, andando spesso oltre i 2000m. Questo ha comportato l’abbandono dei fondi soffici e torbosi dove il picchetto da ombrellone era la scelta ottimale per il sostegno dell’antenna. A quelle quote, spesso si ha a che fare solo con sassi o comunque terreno molto compatto. La soluzione trovata, è legare la base dell’antenna a qualche grosso masso o supporto esistente per mezzo di un elastico da portapacchi per auto. Pesa poco, lo si trova ovunque, può servire a mille altri impieghi improvvisati. …e se ce lo siamo dimenticato a casa, anche i lacci degli scarponi possono risolvere l’emergenza come mi capitò (sigh) di fare sul Monte Dobratsch…
Un’altro modo possibile per ancorare l’antenna durante le operazioni è quello di impiegare un tubo di alluminio, diametro circa 40 ÷ 50 mm, saldato alla base con una piastra dello stesso materiale. Giunti in cima, si cerca una piccola area “circa piana” e si ferma il supporto con qualche bel sasso pesante che si trova li attorno. Dopo si infila nel tubo la base dell’antenna e comincia il divertimento. E se proprio sassi non se ne trovano, allora ci si può sedere sopra o magari appoggiarci gli scarponi e lavorare li a fianco. Insomma.. stiamo pur sempre parlando di una situazione avventurosa e provvisoria!
Come dicevamo, abbandonare la torba delle medie altitudini per il duro sasso delle grandi vette, significa anche peggiorare drammaticamente il piano di massa dell’antenna con relativa perdita di efficienza. Uno o più radiali diventano a quel punto un elemento obbligatorio. Per contenere come sempre il peso da mettersi in spalla, un buon compromesso è un filo da 0,35÷0,5 mm2 di sezione, siliconico (tipo puntali del multimetro per intenderci) per mantenere una elevata flessibilità anche a freddo. Devo dire che tale tipo di cavo, su fondo roccioso, si è rivelato anche molto resistente a tagli e strappi dovuti al calpestio dei vari turisti.
Da prove fatte sul campo, già con un solo filo di lunghezza “casuale” attorno agli 8m, o potuto migliorare di 2-4 punti S la ricezione sulle bande dai 40 ai 17m. E questo non è poco anche perché pure in trasmissione, il vantaggio è notevole.
Consiglio quindi di portarsi appresso uno o più spezzoni di filo di lunghezza compresa fra 5 e i 10m ciascuno.
Talvolta in cima, si trovano manufatti (i.e. Croci e monumenti) dotati di una messa a terra a vista come protezione dai fulmini. Provare a collegare la terra della nostra verticale a quei conduttori (spesso bandelle di metallo) può rivelarsi mossa vincente…
Un caso particolarmente fortunato mi è capitato sul Mte. Palnock (KT-109) dove la cima è attraversata da una lunga recinzione in filo spinato per contenere il bestiame al pascolo. Quindi paletto di legno comodo per il fissaggio della verticale e filo di terra lungo varie centinaia di metri.. il tutto offerto gratuitamente dal sito… WKD di VQ9LA compreso!
Le batterie: quest’anno ho voluto sperimentare un poco l’impiego delle celle al litio. La strada per me più veloce è stata l’acquisto di un pacco batterie commerciale (catalogo RS 530-6381). Il prodotto è molto interessante, in poco più di 500cm3 troviamo ben 6,6 Ah a 16,8V nominali. Il peso è contenuto in 400g per una densità di energia di ben 270Wh/kg, da comparare coi 50-80Wh/kg delle celle NiMh usate fino a ieri. (per non parlare dei 20-30Wh/kg del PbGel o NiCd!) E’ possibile corredare il “mattoncino” del suo caricatore specifico (in verità molto robusto e leggero, ancorché costoso) che ne garantisce la carica corretta, massimizzandone i cicli di ricarica. Unico neo della soluzione è l’elevata tensione d’uscita che a vuoto e piena carica supera abbondantemente i 16V! L’FT817 mal digerisce un tal livello e quindi.. occorre ridurlo, perdendo poca o nulla energia. Dovendo di li a poco partire per le ferie, quindi con poco tempo disponibile, la soluzione è stata l’impiego di un DC-DC converter della Traco Power modello TEN25-1212 che converte un qualunque ingresso compreso fra 9 e 18V in una uscita stabile di 12V. Per controllare lo stato della batteria, ho aggiunto un piccolo voltmetro LCD dal trascurabile consumo. Il riduttore di tensione è stato poi inscatolato in un mini contenitore dotato dei cavi di ingresso uscita e relativi connettori per prelevare energia dal pacco batteria e distribuirla al FT817 e all’accordatore LDG Z-100. L’efficienza del sistema supera costantemente l’80% e questo porta ad una disponibilità di oltre 80Wh in poco più di 500g (batterie+cavi+riduttore), sufficienti per una giornata piena di QSO a “tutta birra” (5W).
Ovviamente non è la soluzione perfetta ed ancora molto si può fare: ad esempio trovare un pacco batterie con una tensione idonea ad alimentare direttamente la radio (10-15V) ed il relativo caricatore.
Dallo zaino alla giacca: per quanto cercassi di tenere sempre tutto in ordine, non sono mai riuscito ad evitare che, dopo una lunga escursione la confusione regnasse sovrana dentro al mio zaino. Così i cavi d’antenna si intrecciavano col microfono che a sua volta si avvinghiava al keyer e così via… per non parlare poi di magliette e alimenti che regolarmente finivano mischiati alle attrezzature… dovevo trovare una soluzione!
E come per molti problemi, la soluzione è composta di più interventi….
Un buon modo per tenere i cavi in ordine è legarli tramite delle fascette riposizionabili. Un efficace prodotto commerciale è quello riportato in fotografia della Tesa. Si trovano in molti negozi e fiere e sono veramente comode: leggere, resistenti, facili da usare e difficili da smarrire dato che rimangono fissate ad un lato del cavo una volta slacciate.
Una volta ottenuto di avere i cavi ben in ordine, ho deciso di dividere il materiale necessario per l’escursione in due gruppi: materiale radio o utile durante la camminata ovvero quanto necessario a corredo una volta in cima.
Anche così il problema non era completamente risolto. Anche dividendo e legando con ordine il tutto, una volta nello zaino non riuscivo ad impedire un generale “rimescolamento” dei vari oggetti.
Mi sono allora ricordato della mia giovanile passione di fotoamatore e di una giacchetta tecnica che comprai all’epoca per trasportare il corredo di ottiche ed accessori.
Ecco qui cosa ho allora escogitato…. (vedi foto)
Tutte le piccole cose utili durante l’escursione sono a portata di mano (soldi, telefono, generi di conforto.. ) ed il materiale radio così distribuito nelle “100 tasche” della giacca è estremamente comodo da estrarre e riporre e finalmente l’ordine regna sovrano, senza più rotture. Il carico risulta poi ben distribuito ed affatica molto meno spalle e schiena. Lo zaino può quindi essere impiegato solo per il cibo e la bevande del pranzo ed i vestiti di ricambio eventuali.
S.O.T.A. via satellite: si avete letto bene… Tanto per “complicarsi la vita” e sperimentare qualcosa di diverso è possibile tentare delle attivazioni collegando altre stazioni attraverso i satelliti amatoriali. Leggendo il corrente regolamento in italiano del SOTA c’è di che chiedersi se questo QSO siano validi o meno, ai sensi del punto 3, che esclude dalla validità contatti via ripetitore. Ho girato la domanda al manager nazionale IK2nbu@radioavventura.it che mi ha dato confermato la validità dei contatti via satellite. In altri paesi, il dubbio non sussiste dato che è specificato che ad essere vietato è l’uso dei “terrestrial repeater” e quindi i trasponder dei satelliti non rientrano nell’esclusione. Molto è stato scritto su come operare con mezzi minimi i correnti satelliti LEO (Low Earth Orbit) e non desidero certo ripetere il lavoro di alcuno. Solo alcune note per la nostra avventura.
Per lavorare i satelliti occorre ricevere mentre si trasmette, cioè lavorare in full duplex. Ora, o si impiegano 2 radio, tipo una coppia FT23+FT73 tanto per fare un esempio oppure occorre un bibanda. Purtroppo, per vari motivi commerciali, non mi risulta che al momento alcun costruttore proponga al mercato palmari bibanda full duplex. Non rimane che rivolgersi al mercato dell’usato, cercando i modelli più recenti. Oltre alla funzione full duplex, occorre che la radio sia in grado di trasmettere il subtono (67Hz) per aprire il trasponder del satellite, eroghi 5W (attenzione al pacco batterie necessario), abbia la possibilità di collegare una antenna esterna ed infine una cuffia o cuffia+microfono.
Io, ho scelto un bel TH78E che mi ha dato varie soddisfazioni, pur con tutte le limitazioni intrinseche di un simile piccolo apparato radio. Il peso, con pacco batterie da 12V, NiMh rifatto in casa si attesta su un contenutissimo 550g.
L’antenna è sempre quella degli scorsi anni, una HB9CV bibanda di produzione tedesca che ha i connettori, BNC, separati per banda. Questo obbliga ad impiegare un duplexer (io ho usato un ARS modello MX-72) per collegarla alla radio ed alcuni adattatori sui connettori. Se da un lato questa soluzione è molto semplice e veloce, altrettanto non si può dire per quanto riguarda il peso e le perdite, che cavo per la radio compreso arriva al “folle valore” di ben 400g ed oltre 1dB! La soluzione è di ridurre scatolette, connettori e cavi al minimo necessario. Per questo ho realizzato un piccolo duplexer (vedi schema seguente) che si collega e supporta per mezzo di 2 BNC direttamente all’antenna. Il cavo che va alla radio è fermato con una ferrula e quindi si risparmia un’altra coppia di connettori. Alla fine del lavoro, si sono risparmiati ben 250g, con perdite sempre inferiori a 0,5 dB, il che, non è poca cosa….
Questo l’aggiornamento sulle attività di questa estate. Ora c’è davanti un inverno per meditare e preparasi al meglio per la prossima stagione di attivazioni. Sicuramente c’è ancora moto da fare e migliorare… vedremo.. sicuramente ci sarà da divertirsi! .. e questo è l’augurio che faccio a tutti voi! Buone attivazioni.
Pierluigi Poggi – IW4BLG – 20 novembre 2007